L’onniscenza è prerogativa divina.
(questa introduzione non è il racconto in se. Chi volesse, potrebbe passare oltre, avviare la musica e proseguire con la lettura. Ma… )
Molto ignoro, molto vorrei sapere. Quando serve, come tutti, mi informo, osservo, mi confronto, e mi faccio un’idea, che però resta la mia, in qualche modo corrotta dalle mie personali esperienze, da ciò che già so, da come ho recepito in quel momento suoni, parole, immagini.
Ho fatto leggere il testo che segue a due persone. Una mi conosce da tempo, l’altra da pochi giorni. Ho chiesto loro cosa ne pensassero, ovviamente del racconto, ma in particolare di una parola utilizzata.
È stato davvero interessante per me, vedere come avessero inteso il testo tutto, e la parola in particolare, in modo molto diverso. Ognuna aveva costruito a suo modo un’idea su cosa stessi raccontando. Fortunatamente in entrambe i casi il messaggio era arrivato in modo positivo. Eppure il materiale era lo stesso!
Ho valutato i loro consigli, molto preziosi. Ho provato a variare qualcosa, poi ho affidato quei consigli alla Notte, e stamattina ho le idee più chiare, anche se non necessariamente giuste, eh.
Invariato. Il testo è nato sulla spinta di un’emozione, che era mia, e verrà letto suscitando (spero) emozioni che saranno le vostre. Esse saranno comunque frutto di una costruzione fatta dalle vostre esperienze, da ciò che già sapete, da come alcune parole vi suonano più positive oggi, rispetto ad altre. La mia soddisfazione è che il materiale, poca parte a dire il vero, ce l’ho messo io. 🥰
Domenica di 3/4 d’estate, preludio del Ferragosto.
Lenta, rilassata.
Domenica mia, solo mia.
Solo.
Tanto da averne a noia.
Invito mio figlio ad andare ad annoiarci altrove.
La Pista.
Ma entriamo da dietro.
Il sole basso passa facilmente tra gli alberi e ancora illumina e scalda la parte ad est.
Noi scegliamo l’ombra.
Che poi son le gradinate.
Da qui si osservano bene i 5 o 6 ettari dell’area, isola poco verde in pieno centro città.
C’è tutta la noia di questa domenica preludio del Ferragosto.
Lontano, alcuni clienti sono ai tavolini del bar nelle ex scuderie.
In fondo, al campetto da basket, ragazzini giocano chiassosi, ma la distanza si fa carico del fastidio che potrebbero arrecare.
Voglio annoiarmi qui con mio figlio.
Il circuito, ancora intuibile dopo le ultime trasformazioni, è percorso da un paio di skateboard, da qualche passeggiatore veloce e da pochi altri, meno affrettati.
Sulle gradinate, quelle più alte, distanziati a coprire tutto il semicerchio, 6 uomini forse indiani o cingalesi, mi fanno pensare a smerci illegali.
Un paio di coppie adolescenti, di la e di qua, anima e corpo, hanno perso coscienza d’essere in pubblico e prendono coscienza d’ogni tipo di fremito che ogni tipo di carezza riesce ad accendere. Nei loro microcosmi, pulsano come quasar e spandono venti galattici di ormoni e libidine.
Come noi, quasi mezzo secolo fa.
Come spero anche chi ci sarà fra più di mezzo secolo e oltre.
C’è silenzio.
La noia.
Invito mio figlio a guardare due ragazzine che, ad un centinaio di metri, si stanno dirigendo verso questo spicchio di Pista. In realtà sto cercando di capire quanto possa esser fondato il nostro dubbio che possa avere seri problemi di vista.
– Quali?
– Quelle due! Quelle bassine che stanno passando vicino a quel palo.
– Ahhh. Quelle due? Quelle bassine?
– Si, le vedi? Guarda, sono alte uguali!
– Ahh. Quelle due bassine che sono alte uguali?
– Si, si. Guarda: hanno i capelli identici e sono vestite allo stesso modo!
– Ahhh. Quelle due bassine che sono alte uguali e sono vestite allo stesso modo?
– Si, bravo. Le ved? Ma guarda: sono proprio uguali. Forse sono gemelle. Stessa altezza, stessi capelli, stessa maglietta bianca ficcata dentro i pantaloncini blu alzati oltremodo oltre il girovita.
– Ahhh. Quelle due che hanno gli stessi pantaloncini e la stessa maglietta?
– Si. Vedi, camminano in sincrono. Dai, sono certamente gemelle. Guarda, si stanno facendo le foto. Guarda: l’una fa la foto all’altra, ma poi si scambiano di posto, così entrambe avranno una foto in controluce e una buona. Si, dai sono gemelle.
Silenzio
– Cosa c’è che non va?
– Non sono gemelle.
– Come non sono gemelle? Non vedi che sono identiche?
-No. Una ha le scarpe bianche e una ha le scarpe bianche e nere.
Punto.
Ha detto la sua.
Schematico.
La sua mente costruisce secondo schemi che sono suoi.
Ma, nonostante tutto, costruisce, grazie a Dio.
Visioni e silenzio.
Disturbato.