La favol(ett)a di Lorenzo AKA Almond

Certezze? ......Nessuna!

Un sogno (attenzione: contenuti espliciti)

Chissà cosa determina il ritmo con cui le onde si infrangono a riva ….🤔

(Consiglio di attivare i video man mano che si prosegue nella lettura 😉)


Sto tracciando linee sulla battigia usando una lunga asta di metallo. Io sto seduto a poca distanza, appena un po’ in alto, dove non arriva l’acqua, sulla spiaggia di sassi, quelli del mio mare, quello dove ho trascorso le mie estati, quei sassi che a volte e solo in alcuni tratti, appena sotto il pelo dell’acqua si sbriciolano, si sfarinano in cedevole sabbia, in questo caso utile per prendere appunti.

The Robots – Kraftwerk


Al lavoro sto creando ex-novo un quadro di alimentazione e automazione per una vecchia scantonatrice. In pochi giorni mi son fatto una pseudo cultura di automazione e in testa ho un turbinio di termini nuovi a cui sto cercando di assegnare il giusto significato. Come al solito mi riporto un po’ di lavoro “a casa”, specie quello “concettuale” e stanotte sto cercando di eliminare il comando bloccante tra B- e C+.
Ho bisogno di esser ragionevolmente veloce, più del moto ondoso. Traccio le posizioni dei pistoni, annoto l’attivazione dei finecorsa e… Arriva l’onda che ripulisce la lavagna di sabbia. 😫
Eppure le onde arrivano a molta distanza l’una dall’altra.
Il pensiero si incastra in questo fenomeno: dev’esserci qualcosa che le trattiene quando restano indietro….. 🤔
Basta! Scaccio dai pensieri l’analisi di quella situazione: non è quello un mio problema, non ora. Devo capire la sequenza dei segnali di comando quindi ho da tracciare in quella tabella l’andamento di A, B e C con annotati gli interventi di a0 e a1, di b0 e b1 ecc. E poi c’è la fotocellula di sicurezza e…. Arriva l’onda che cancella tutto. 😣
Ma quella cosa che le trattiene, non potrebbe aumentare il tempo impostato? … che poi chi lo imposta? e da dove? Sarà qualcosa relativo a…. 🤔
E dai, Lore’!!! Non è questo il momento: sei ad un passo dalla soluzione! Dai che poi lo trascrivi, rianalizzi le sequenze e se tutto va bene assembli il tutto e dai tensione e potrai dirti soddisfatto e magari qualcuno ti dirà anche bra…. Intanto si infrange un’altra onda, che stavolta non cancella nulla, perso che mi ero a sognar gli elogi, facendo come Rosalina della fiaba, quella che buttò la ricottina a terra, inchinandosi mentre faceva sogni di gloria. 🤦
Ecco, vedi come ti perdi? Devi concentrarti! Ragiona! Annota! Analizza! Aaaaarghhhhh!!!!!😫
Sento avvicinarsi qualcuno e, prima che abbia il tempo di voltarmi, da dietro due mani mi coprono gli occhi, sai come il giochino: “Indovina chi sono?” che già dalla voce, se proprio non l’avevi ancora capito dalla forza, dalla morbidezza delle mani, da quelle impercettibili differenze di movimenti che hanno le mani del tal amico o della tua amata, già da quella lo capisci, chi è. Ma stavolta il tocco è proprio inatteso, nuovo, tranquillizzante, placido, sedativo e addirittura, per certi versi narcotizzante.
Tenero.
È chiaro! Lo scopo di chi mi sta alle spalle non è lasciarmi indovinare chi sia, ma lasciar placare quel flusso di nozioni ancora disorganizzate nei mie pensieri.
Ok. È ora di “staccare”. Lascio andare l’asta di scrittura che affonda nella battigia come fossero sabbie mobili.

In the air tonight – Phil Collins

Con le palpebre chiuse apro gli occhi dell’immaginario e mi vedo in costume… Ah, me lo ricordo! Lo slip rosso con la saetta su un fianco e l’etichetta Storm Blast! Che figo che ero, mica ora!!! No, anzi, a ben vedere sono l’io di ora, ma sto ben messo, dai! Non c’è malaccio, mi dico, sentendomi appagato di quella rinnovata, seppure edulcorata, visione di me.
Toh, c’è anche – e ancora – il gruppetto riunito!
Dai!!! L’estate 1981 è stata davvero magica!
Eh, si. Avevo già la ragazza, o meglio, avevo ancora la ragazza conquistata in primavera, nonostante si fosse in piena estate e c’era tanto da fare con le turiste….
Le turiste…. 🤤
Forse ero innamorato, se ero arrivato a metà luglio ancora con la ragazza della primavera. Se ci penso ora, forse ero davvero innamorato……🤔
“Ma torna serio, Lore’: che cavoletti vuoi essere innamorato a 15 anni, dai!!!” – rimbrotta il mio me stesso interiore – “Oh, ma poi, queste mani, hai capito o no di chi sono?”
Bella domanda!
Non ci sono movimenti. È un passaggio di stato, da una posizione all’altra senza gli step intermedi. Semplicemente ci troviamo in piedi sugli scogli, quelli dopo la secca, quelli più bassi dal lato del mare aperto, dove dalla spiaggia ti vedono poco.
Magari dalla spiaggia immaginano.
Magari dalla spiaggia si fanno castelli che non esistono.
Oh, ma stavolta se mi vedeste non sarebbe poi sbagliato! Vuoi stare a vedere che non mi crederete? Già vi vedo, a cantarmi ” Ti stai sbagliando, chi hai visto non è, non è Francesca”. Malfidati. Gente che s’è bevuta i ricordi e ha pisciato via le emozioni provate nella vita.
Francesca è davanti a me con lo stesso bikini di quell’estate 1981, quello bianco che indossava al pomeriggio tardi, per l’ultimo bagno. Quello che, col sole basso del tramonto, con l’arancio che colorava il cielo, valorizzava i riflessi ambrati della sua pelle abbronzata.
Già di suo, lei aveva la carnagione abbastanza scura. E i capelli neri, ricci ma non crespi. E gli occhietti scuri, vispi, capaci di tutti i micromovimenti per modellare le varie espressioni necessarie per sottolineare un discorso o una azione o una riflessione.
La voce non era scura, però. In tutto quel campionario di sfumature brune, che poco la faceva immaginare torinese qual’era, la voce non era una voce scura. Semplicemente la sua voce non era.
Francesca è nata sorda.
Oh, non fate i “picciosi”, non trovo il termine offensivo e non voglio che lo sia. Lei non era ipoudente: era sorda.
No, anzi, lo è.
Ha solo potuto immaginare come dire “mamma” e poi tutto l’altro vocabolario, usando la vibrazione delle corde vocali, oltre che con il movimento di bocca, labbra, mandibola e lingua tutte incluse. Aveva imparato a “parlare” con il movimento della bocca e con gli occhi. Ogni tanto, ma di rado, usciva qualche verso dalla sua gola.

In quell’estate del 1981 io avevo la ragazza e probabilmente ne ero innamorato. Anzi ero sicuramente “qualcosa” di lei, il dubbio è sul “cosa” ero di lei, perché cosa capperini vuoi che sia innamorato un quindicenne?!?
Il ritrovo era al bar più a sud di tutti, attorno al grosso tavolo rotondo, insolito per un locale al mare, con la panca a semicerchio fuori dalla vetrina e vicino al parapetto del dehors, e altre sedie alla bisogna, praticamente sempre presidiato da qualcuno del gruppetto per non farlo occupare.
Francesca è sempre davanti a me ed annuisce, condivide questi ricordi Si, la vedo di fronte a me che sorride nostalgica al ricordo del gruppetto.

The tide is high – Blondie

Quando il gruppetto era riunito c’era anche la romana che aveva le tettone generose. Beh, a dirla bene non solo quelle. Diciamo che lei era tutta “generosa” e sapeva come prodigarsi per molti, anche quelli fuori dal gruppetto, ché noi eravamo quindicenni e se andava bene avevamo il motorino, invece la spiaggia era frequentata anche da quelli che avevano la Golf GTI che l’avevano presa proprio in tempo per le turiste d’estate.
Così dicevano di lei.
Con noi ogni tanto passava del tempo anche Il Biondo amico mio. Lui di solito si faceva vedere su spiagge frequentate da donne che avevano riposto i quindici anni tra i ricordi e si comportavano da donne mature. Donne che, magari, in via del tutto eccezionale, se proprio non ancora arrivava il tipo sul BMW 520i cabrio con interni in pelle beige, eh, si, in quel caso andavano anche col quindicenne biondo che “Dai! Ma è di un bello che mi turba! ”
Ma di nascosto.
Così diceva lui.
Francesca muove le mani in modo nervoso, forse più nervoso di quello che esprimono i suoi occhi. Io forse l’ho imparato da “Figli di un dio minore” a capire il linguaggio dei segni e vi posso assicurare che Francesca ha proprio detto “Ste stronze, altro che si turbano, quelle si arrapano, altro che!. Si eccitano al solo pensiero di avere potere sugli uomini, potere che esercitano autorevolmente con sesso, sesso e ancora sesso. E non ci lasciano niente! “
Il suo modo d’esprimersi, non il suo solito, quello che ricordo, mi fa venire il dubbio che forse voi avete ragione e questa non è, non è Francesca. Sono vicino al grosso tavolo rotondo fuori dal bar, quello dove è riunito il gruppetto in quell’estate del 1981, e osservo. Sono anche sugli scogli e confronto la Francesca di allora con quella che è davanti a me, sugli scogli. Beh: non ho dubbi! È lei 😊
Lei ha imparato anche a leggere la comunicazione altrui, dal labiale allo sguardo, dal linguaggio del corpo finanche alle “vibrazioni” emanate. Non le è sfuggita la mia perplessità e la vedo pronta a spiegare. Si volta verso il bar e lo guarda per alcuni istanti. Prima che una lacrima finisca di solcare la guancia e goccioli a terra, la pulisce con il palmo della mano, premendo e stirando la pelle leggermente verso l’alto in modo che il volto torni disteso e quasi sorridente.
Un sospiro e si mette davanti a me, ma dandomi le spalle. Mi fa segno di avvicinare le mie mani al suo capo, lo faccio, e lei comincia a disporre le dita della mia destra così: il pollice a chiudere il suo orecchio, indice e medio posati sull’occhio, l’anulare di lato al naso a chiudere la narice destra e il mignolo ficcato in bocca al lato destro delle labbra a tirare. Poi fa segni per farmi fare la stessa cosa con la mano sinistra. Mentre sto posizionando per bene le dita, ricordo che questa è la posizione che ci facevano assumere durante le esercitazioni col tritolo, quando ero a militare, per proteggerci dagli effetti dell’onda d’urto. Ecco, ora dovrebbe essere tutto a posto …

Fade to grey – Visage

Si, la posizione è questa.
SWRAAAMMM!!!!
Lei è in me!!! È con i suoi pensieri nei miei pensieri! I suoi pensieri sono i mei. Le sue sofferenze le sento io. La repulsione per il sesso. Il primo amante, coetaneo, che l’allontanò perché lui, che aveva visto i film porno, la voleva urlante di piacere, voleva che la sentissero dall’appartamento affianco, nel bisogno di far conoscere inequivocabilmente la sua prestanza fisica. Gli anni a cercare di palcare la voglia di cazzo, erano nei miei pensieri, l’impegno a cercare tutte le altre gioie della vita di cui le parlavano ogni volta con quell’aria di pietà. Se ne era quasi convinta e ora io lo so. Anzi, aveva sfidato tutti iscrivendosi alla facoltà di lingua e letteratura russa con specializzazione nella traduzione in lingua dei segni, conseguendo eccellenti risultati fino a che il prof, quel vecchio porco, paladino del rigore e della tradizione, le posò lo sguardo sopra le tettine. Non solo lo sguardo, a dire il vero, e non solo sulle tettine. E poi quegli incontri rubati nella bettola dietro alla Mole. Sesso, finalmente sesso di cui era la condottiera, la direttrice, le piaceva pensare che lui, quel vecchio porco la volesse. Stava quasi per credere che potesse esserci amore, fino a quella sera d’orrore, quando al culmine del piacere lei si lascio andare ad un quasi muggito, una sorta di canto delle balene. Lo sgomento della faccia di lui trasfigurata in un indemoniato, paonazzo, a bocca spalancata e con le giugulari che stavano scoppiando, mentre gli usciva persino bava schiumosa dalla bocca, mentre, si sarebbe potuto pensare, stesse urlando.

Riposti i fremiti di piacere dov’erano stati per lungo tempo tranquilli, recuperata la lucidità per leggere il labiale, lesse “Tu devi godere in silenzio, lo capisci? Per cosa credi che io perda tempo con te, se non sai fare bene la muta.” la ricorda ancora parola-per-parola, quella frase letta sulle sue labbra e sui suoi occhi truculenti “Che cazzo vuol dire una muta che geme?!? Cosa cazzo vuol dire, eh?”

Il cielo – Renato Zero

Ho voglia di abbracciarla, e lo faccio. Le libero i pertugi dalle mie dita e lascio scivolare le braccia all’altezza della sua vita sottile e la stringo a me.
Le menti sono ancora connesse ed ora mi comunica di essere tornata a cercarmi per ricominciare da zero. Vuole ristabilire un giusto rapporto con le cose di sentimenti e di sesso e sa che io posso aiutarla. Non serve che le chieda “Perché proprio io?” , perché già riesco a “leggere” tutta la sua riflessione.
“Attorno al tavolo del gruppetto, io ero sempre con tutti voi, ma voi eravate soprattutto insieme a qualcuno. Io avevo modo di osservarvi, voi eravate gentili a non farmi star sola, ma di solito le effusioni amorose di chi faceva coppia, in qualche modo mi facevano sentire di troppo. Solo tu e la tua ragazza, quando ero con voi, mi mettevate al centro. Io so che vi amavate come avrei voluto fare col mio futuro ragazzo. Lo sentivo che mi amavate, come avrei voluto fare col mio prossimo. Ti prego, insegnami come. Si, so già che ti potrebbe sembrare di tradirla, oggi per allora…” – mi comunica intercettando il mio disagio – “Calma, fammi finire” e con un gesto del capo mi invita a guardare il mare aperto.
Lo faccio. Dal mare emerge la mia ragazza di allora, come farebbe una sirena, una di quelle figure omeriche che trasformano il destino degli eroi. Senza parlare, col solo sguardo, forse col pensiero, annuisce e io capisco che già sa tutto, che quello che tra noi non è continuato aleggia ancora nell’aria di quel mare ed è tanto da poter risanare l’animo di Francesca, così tranquilla, sorridente e tenera in quell’estate del 1981.
Scompare reimmergendosi.
Francesca si volta verso di me, passa una mano tra i miei capelli, quelli del 1981, e riesce a liquefarmi con uno sguardo inatteso, nuovo, tranquillizzante, placido, sedativo e addirittura, per certi versi narcotizzante.
Tenero.
Mi bacia. Anche io.
Mi stringe e sento il suo pube fresco premere il mio. Mi mette le braccia al collo e si slancia addosso a me incrociando le gambe dietro la mia schiena, le coscie appoggiate alle mie anche.
È nuda. Anche io.
Mi eccito e mi chiedo perché non avessi mai pensato a lei come una turista di quelle che tornano d’estate.
È eccitata e si chiede perché non mi abbia mai pensato come uno che ci sa fare con le turiste che tornano in estate.

È bello. Anche per lei.
Siamo a un passo dall’estasi.

Che musica.
Che musica fastidiosa.
La sveglia, nooooo!!!

Sono in erezione, lo slip è girato tutto da un lato e ho il membro fuori a testimoniare d’esser stato bene, questa notte, su quella spiaggia del 1981.
Ci voglio tornare.
Spero stanotte….
………..
Gli studi dicono che i sogni durano da pochi secondi a massimo 30 minuti, ma sognamo più di una volta a notte, tipo 4/5 sogni. Mediamente, circa 6 anni della nostra vita, li spendiamo in sogni.

Alcune esperienze possono essere incubi, ma conoscendo e affidandosi all’Amore, la vita tutta può essere un sogno.


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