La favol(ett)a di Lorenzo AKA Almond

Certezze? ......Nessuna!

Strappatutto

Ero alla ricerca della canzone giusta per il contest La canzone “strappatutto”, frugando tra le mie preferite. Non ancora afferravo il senso di quello “strappatutto”, finché…

Si può diventar pazzi per amore?
Direi di no, se non fosse per uno dei (miei) postulati della vita vera, che recita più o meno “Tutto può accadere”.
E si torna a Bomba: l’unica certezza è che non ho certezze.
Diversa sarebbe la questione se la domanda fosse “Si possono compiere pazzie per amore?”, al che direi si, soprattutto se la parola amore è stata usata con leggerezza al posto di “passione”.
Da qualche giorno mi sollazza fermarmi su una panchina, nel parcheggio del palazzetto dello sport, ad ascoltare un po’ di musica e a “decomprimere” dalla giornata di lavoro, prima del rientro a casa. La macchina posteggiata, portiera aperta per meglio ascoltare la playlist scelta e io seduto di traverso, direzione monti, a gambe incrociate e schiena faticosamente tenuta eretta, quasi la stereotipata posizione “Oooommmm”. Mancano solo le mani ai lati, poggiate sulle ginocchia, con le dita distese ad eccezione dell’indice che riconduce nel flusso l’energia oppositiva del pollice.
Il ritmo e l’incedere dei versi di Love is blindness degli U2 creano una tensione sospesa attorno al tema dell’amore cieco.
Tra i suoni ben conosciuti si insinua un lamento, un pianto, che, pur standoci bene, non mi torna proprio. Mi guardo attorno per capirne la provenienza e intravedo, attraverso i vetri posteriori dell’auto, la ragazza al telefono. Mi chiedo come abbia fatto a non vederla arrivare ma allo stesso tempo provo a tornare ai miei ascolti, di musica e di anima.
Niente! Il pianto, da singulto si sta trasformando in disperazione. Mi volto e lei è ancora alla stessa altezza, a quattro/cinque metri da me, oltre l’auto. Il passo è ormai spezzato e immobilizzato da quel momento di grande smarrimento. Non sento bene le parole, ne intercetto solo qualcuna, soprattutto i “Ma perché?” e i “Non me lo merito!”
No, non credo che si sia accorta di me. Forse, nello stato in cui la vedo, è dimentica del fatto che calpesta la terra d’un pianeta con altri 9 miliardi di persone. Forse ora c’è solo lei e chi l’ascolta.
Anzi no! Forse nel suo cosmo attuale c’è un’altra persona, immagino una lei, perché riprende il cammino tornando improvvisamente a controllarsi, dicendo in modo serio al telefono “E tu hai il coraggio di dirmi che dovremmo passare del tempo insieme ed accettarci? Dopo quello che mi ha fatto?”
Ha oltrepassato il muso dell’auto, solo due passi. Le parole mi arrivano più chiare. È di nuovo ferma. Silenzio. Poi il singulto riparte, dal basso, e dalla bocca dello stomaco le arriva in gola e dirompe in un pianto umido di lacrime. “Tu me lo devi dire! Devi dirmi la verità! Sennò…”
Caspita, la questione è seria, quasi preoccupante a causa di quel “Sennò…” sospeso.
A questo punto mi volto, mi riallineo alla panchina e non mi faccio problema di esser visto a curiosare: magari può essere un modo per farla riatterrare sulla Terra, per scacciarle pensieri morbosi.
Anzi, forse è quello che desidero.
La tipa non è un campione d’eleganza: le belle forme del corpo snello e dei lunghi capelli mossi biondi, anche l’abbigliamento, casual si, ma ordinato e bellino, fanno a cazzotti col suo modo di camminare. Mi ricorda qualche gag di… ah, si, di Valentina Persia quando si atteggia a “coatta”. Il sedere spinto all’indietro separa il busto dritto e proteso in avanti, con le braccia a mo’ di gorilla e la testa alta in perenne atto di sfida, dalle gambe irrigidite da movimenti a scatti, inarquate come due parentesi e con i piedi larghi, a papera. Si, non è un bel vedere. Magari il tipo si è anche ravveduto, magari ha aperto gli occhi e, accantonata la lussuria, non ha saputo costruire un rapporto con tanta “trucitudine”.
Le urla! La ragazza ha iniziato ad urlare, ce l’avrà mica con me che ho gli occhi puntati su di lei ma lo sguardo perso in quelle immagini che mi stavo creando in mente? No. È ancora col tipo al telefono. Gliene sta urlando di ogni, dirigendosi verso l’uscita del parcheggio. Oddio! Di la ci son le auto che viaggiano abbastanza veloci, nonostante la curva. Dovesse buttarsi sotto un auto?!?
Le urla sono ormai terribilmente rancorose e il passo è diventato marziale.
Ok. È il caso di alzarmi ed andarle vicino, quantomeno per esser pronto a prevenire gesti folli.
Mi alzo.
Lei si ferma. Lascia cadere il telefono e alza lo sguardo al cielo urlando un “Ahhhh!” disperato, abbandonato, isolato.
È al centro della strada. Meno male che nel parcheggio non c’è traffico.
“Vaffanulooooooo!” E come se i nervi d’un tratto avessero perso ogni tensione, si raggomitola sulle ginocchia, dondolando un po’ e ridando voce a singulti e pianti, stavolta forse rassegnati.
Gente no, stavolta non è uno dei miei sogni! È vita vera. Vita che conosco, si, ma che non voglio vivere.
Queste dinamiche può avere la passione, quella che travolge e ci può portare a compiere gesti folli. Queste sono le tensioni che vanno sfogate. E quando vengono sfogate nelle arti, consentono di raggiungere vette sublimi.
Come nella musica.
E diventano canzoni ed esibizioni strappacuore, strappabudella, strappacontrollo, strappalacrime.
Strappatutto.
Come questa.

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2 Commenti

  1. Maricap 12 Agosto 2023

    Eppure l’ho sentito quel dolore, vestito dalle tue parole! Che sia vita vera o sogno poco importa. Importano le emozioni e la capacità che hai di passarle.

  2. Elena Strega Nocciola 12 Agosto 2023

    L’ho già detto e lo ripeto entri dentro e catalizzi li tutto si ferma

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