La favol(ett)a di Lorenzo AKA Almond

Certezze? ......Nessuna!

Until the end of the world

(scritto il 10 mar 2020, al Tempo del COVID19)

Film “tosto” (280 minuti ovvero 4 ore e 40) Regia di Wim Wenders, colonna sonora di vari artisti, tra cui Lou Reed, Nick Cave, Patty Smith, Elvis Costello, Talking Heads, Depeche Mode e altri. Propongo l’ascolto del brano degli U2.

Until the end of the world – U2

Non l’ho più rivisto, da quel lontano 1991 (o ’92 🤔), fino a stasera che l’ho cercato in streaming. Da allora è cambiato (non so se in meglio) il mio modo di osservare; non che sia stato solo merito (o causa) del film: sicuramente la famiglia, le scuole, l’approccio non bigotto con la fede, le esperienze precedenti, hanno in egual modo contribuito a questa prospettiva, forse distorta, del mondo e della vita che vivo.

Il film racconta di gente in fuga a causa di un’imminente apocalisse. Gli abitanti del mondo intero erano in movimento e … fu subito caos. Durante la fuga, la protagonista incontra diversi personaggi, anch’essi impegnati a scappare, ma non solo per sfuggire alla fine del mondo: alcuni rapinatori perchè inseguiti dalle forze dell’ordine, e il figlio di uno scienziato da spietati membri di un’organizzazione segreta, disposti a tutto pur di entrare in possesso di un dispositivo, inventato da suo padre per tentare di ridare la capacità di vedere alla moglie cieca.

Ogni nuova storia di fuga narrata, a simboleggiare una devoluzione del genere umano, abbassava la valenza sociale di tanto sforzo: dapprima si doveva salvare l’umanità dall’estinzione, poi la corsa era per conservare la libertà, fino poi a scappare per la “semplice” gratificazione delle necessità individuali di un proprio caro.

Ricordo che alla fine del terzo tempo quasi tutta la sala si svuotò dei già pochi e ormai assonnati presenti. Restammo praticamente soli in attesa di vedere i titoli di coda, quando il narratore ricominciò, dicendo più o meno “Sembrava tutto finito, invece…” 😱

I personaggi erano arrivati nel villaggio dove vivevano la madre cieca e il padre scienziato. Il giovane aveva finalmente usato con successo sulla madre, il dispositivo a causa del quale finora era braccato. Nel marchingegno aveva registrato immagini di persone e scene di vita per dare all’anziana donna di che vedere, attraverso una sorta di “vista in differita”.

Bene, tutti (quasi) felici e contenti.

Invece no! I personaggi hanno scoperto che il dispositivo poteva registrare i sogni, e permetteva di rivederli da svegli. Ma i sogni, liberi dei freni inibitori che normalmente ci danno contegno da svegli, erano rivelatori dell’anima, svelavano le pulsioni più nascoste, intime, inconfessabili, il bello di noi di cui ci compiaciamo ma anche l’orribile di noi che respingiamo e confiniamo con la ragione.
Presto il dispositivo creò dipendenza ai protagonisti che si devastavano vedendo la vera indole di se stessi, tanto da rendersi necessaria una nuova fuga: quella dai propri istinti, dal proprio Ego messo a nudo.
Ciò che riuscì ad interrompere la psico-dipendenza dei soggetti, fu l’intervento amorevole di uno scrittore professionista, che attraverso le parole, i racconti, la descrizione di ciò che stavano diventando, di come stavano imbarbarendo, riaprì loro gli occhi alla realtà, permettendo loro di ricominciare una nuova vita, visto anche lo scampato pericolo della mancata apocalisse

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Apocalisse non sarà! 🙂
Non lo è stata nel film e non lo sarà questa emergenza COVID19

Ora, io le parole so di non averle, so di non avere quelle giuste per cambiare ciò che stiamo vivendo, ma credo di riuscire a pregare, a modo mio, affinchè questa epocale esperienza che stiamo vivendo, che sembra un’apocalisse, ci possa lasciare anche qualcosa di buono. Soprattutto credo di saper pregare affinchè questa esperienza non ci lasci solo l’amara scoperta di quanto possiamo essere malati, marci, imbarbariti, piccoli, egoisti, cattivi nell’anima.
Ogni persona ha le sue debolezze, le sue paure, le sue angosce. Le abbiamo tutti.
Consapevoli di questo possiamo elevarci solo con la comprensione dell’altro, con la carezza di una parola giusta, dando speranze, infondendo fiducia, in una parola: amando.
E gli altri ci ameranno a loro volta.
E non ci troveremo a vergognarci di cosa siamo diventati

Lorenzo Torriero

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