La favol(ett)a di Lorenzo AKA Almond

Certezze? ......Nessuna!

Fantasie durante l’ascolto di In the flesh dei Blondie

In the flesh – Blondie


– Dorothy, cara, cos’hai?
Una foglia ingiallita, cadendo, sfiorò il volto della ragazza.
– Ecco: le foglie iniziano a cadere. L’autunno, il college, i pomeriggi passati a studiare…
Gli occhi verdi di lei guardavano lontano, verso il laghetto placido animato solo da una piccola barca a remi con una ragazza che affondava la mano nell’acqua, sporgendosi dal bordo e il ragazzo che remava lentamente.
– E questo ti rattrista? Dai! Finalmente potremo stare di più insieme. E poi, hai saputo? In classe ci saranno anche Theodore e Richard! Che spasso sarà!
– Ah si. Mannequins!
– Ma, Dorothy, davvero non ti riconosco. Se solo ripenso alla gita di fine anno, al Green Wood Cemetery: eri la più spassosa del gruppo!
– Si, la gita, il ballo, lo shopping, le domeniche al golf club coi papà, le cioccolate al Lodge mentre le mamme raccontano dei cappellini nuovi arrivati da Parigi…
– Ah, Parigi! Ci andrò in viaggio di nozze, e mi ci porterà il mio principe!….. Quando ne troverò uno….
– Vedi Liz…
– Ah, no! Ancora Liz! Ti ho pregato mille volte di chiamarmi col mio nome: Sophie Elise!
La ragazza scese dallo schienale della panchina scostandosi di un tanto per poter guardare Sophie Elise nella sua composta interezza, si allentò il cravattino blu, scompose la divisa del St. Anne College liberandosi della giacca e si girò attorno al polso l’elastico che teneva raccolti i lunghi e ricci capelli rossi. Col suo metro e ottantacinque, le gambe lunghe sotto il gonnellino plissettato, la pelle bianca di giuncata fresca ed il generoso seno che rischiava di far saltare i bottoni della chemise, in quella posizione era il punto focale per chiunque, in quel momento, stesse osservando quell’angolo di Central Park. Statuaria, icona della bellezza botticelliana, musa ignara di perversi pensieri, come quelli stroncati dallo sguardo severo di una moglie verso il marito, accidentalmente inebetito dalla scena.
– Tutto questo è velluto blu, Sophie Elise, lo capisci?
– Eh? Non…
– Siamo pistole, rivoltelle lucidate, arnesi per la … sicurezza personale
– Dorothy! Hai deciso finalmente di aiutare tuo padre in armeria? Certo che con te dietro il bancone i clienti faranno la fila per … assicurare tranquillità alla famiglia…. Senza sapere che le mogli avranno davvero di che preoccuparsi!
Rise con malcelata maliziosità.
– Ci stanno confezionando in un bel cofanetto, foderato di velluto blu. E appena il “pezzo” sarà pronto ci metteranno nella vetrinetta di sicurezza per farci sembrare ancora più preziose, inarrivabili, esclusive.
– Siiii. E arriveranno principi a frotte e tutti ci vorranno in sposa!
Gli occhi di Liz guardavano il cielo, a rincorrere quel sogno, a pregare il Destino di presentarsi in quella forma.
– Ma tu lo sai cosa fa una rivoltella? Sta nel suo comodo astuccio per giorni, settimane. Poi, quando il padrone ne ha voglia, viene tirata fuori, caricata, viene impugnata tra le mani e, alla pressione del grilletto, spara.
-Booom! Si! E spero che il mio principe prema spesso il grilletto.
Risatina scema
– Ma sai che rumore fa lo sparo di una rivoltella? Fa Pam! Anzi, quelle rivoltelle piccolette che si possono portare comosamente dietro, fanno quasi Pem! Liz: sveglia!!!! Ha fatto molto piu fragore lo scoppio della pentola a pressione di nonna Sarah che lo sparo di una rivoltella!
Lo sguardo della rossa era accigliato e duro e il giardiniere, che ammendava l’aiula vicina, non capiva cosa potesse avercela con lui quella ragazzona che sembrava guardarlo.
– Dorothy, mi spaventi!
– Liz, ricordi in gita? Il bussino era rimasto bloccato nel traffico poco prima del ponte di Brooklin.
– Ah, si! Quasi un’ora persa!
– Chi si è persa, in quell’ora son stata io. Li all’angolo del Living Memorial Grove, ho sentito il sangue farsi caldo nelle vene, ho avuto quasi i crampi allo stomaco e … ho bagnato le mutandine. Il fuoco mi è salito alle tempie e ho avuto voglia di saltar giù e … perdermi.
– Oh, Signore! Dorothy, non mi ero accorta che stessi male. Perché non mi hai detto niente?
– Non son stata male! Sono stata pervasa da un male che non conoscevo, un male che mi ha turbata e mi ha ossessionato tutta l’estate. Quegli occhi azzurri incastonati nel viso bruno. Le braccia muscolose… e quel petto!!! Liz, non serve solo a digerire, la pancia. Non contiene solo viscere, quella pancia. E tra le gambe, sotto quegli shorts attorcigliati e abbassati fino al pube… Liz! Carne! Quella che vedevo era carne. Soda, cruda, carne guatosa, succulenta. Liz era carne piccante.
– Dorothy!
Liz ormai aveva la mascella cascante e cercava di inquadrare meglio l’amica per cercare ogni dettaglio che ne confermasse l’identità.
– Sai, Sophie Elise? Questa estate ho fatto l’abbonamento alla piscina del Lodge. Ma il giovedì, a volte anche il martedì, quando sapevo che mamma aveva il bridge con le amiche, prendevo il 48 e raggiungevo il Lower East Side, andavo su Centre Street e da li osservavo lui, il mio fuoco, di la dalla strada. Io credo che anche lui mi abbia notata: ogni volta che mi vedeva, non perdeva occasione di stuzzicarmi, bagnandosi il petto, tirando indietro il lungo ciuffo nero, tirandosi vistosamente su il “pacco” con una mano, affondando il dito nella granita per poi leccarlo sfrontatamente.
La barca era a riva e il ragazzo aiutava la tipa a scendere, stretta nel tubino beige fuoriluogo per quell’occasione. La famigliola coi figli in bici si allontanava lentamente verso il ponticello. Il giardiniere, raccolti gli attrezzi, era pronto da tempo ad andar via, ma aveva sempre un nuovo rametto da sistemare, incuriosito dal dialogo delle due.
– Liz, io non sarò rivoltella tra le mani di un fighetto di buona famiglia. Io non lascerò che il suo ditino flaccido decida se il mio grilletto possa sparare o se non debba farlo. Io sarò una granata. Una sola volta, quando sarà, un uomo, un uomo come quello, tirerà via deciso la mia spoletta, lascerà che il meccanismo rapidamente attivi il detonatore e….
Boooooommmmmmm!!!!!!

“Tesoro, tesoro, tesoro
Non vedo l’ora di vederti
La tua foto non è abbastanza
Non vedo l’ora di toccarti in carne e ossa
Tesoro, tesoro, tesoro
Non vedo l’ora di sentirti
Ricordare il tuo amore
Non è nulla senza di te in carne e ossa
Un giorno passeggiavo nel Lower East Side
Ti ho incontrato con una ragazza, eri così divino
Lei mi disse: “Giù le mani da questo, tesoro,questo ragazzo è mio”.
Non ho potuto resisterti
non sono sorda, muta e cieca
Tesoro, tesoro, tesoro
Ora sei fuori città
Le ragazze con cui vai in giro
Mi fanno abbassare la testa
Ooh tesoro tesoro
Attento se ti vedo
Perché se mi saluti
Significherà che vuoi vedermi in carne ed ossa
Ooh caldo e morbido, nella carne
Ooh vicino e caldo, nella carne
Ooh”

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