M’avanza tempo e decido di fare un lavoretto che avevo promesso alla caposala.
Chiedo il permesso che mi danno senza esitare con un sincero “Lore’, tu qua sei il padrone, fai quello che vuoi!”.
È un bel modo per constatare la fiducia di cui ormai godo, ma di cui non vorrei mai approfittare, quindi chiedo di essere “accompagnato” da qualcuno.
Alle prime stanze, ovviamente, ci casca bene la battuta, il “Come stai? È un sacco che non ti vedevo”, ecc.. ma poi l’infermiera è distolta da una faccenda impellente e resto solo per gran parte del tempo.
Entro in una stanza di degenza, “Buongiorno! Mi scusino, devo fare delle verifiche, forse farò un po’ di rumore.” senza ricevere risposte. Talvolta capita di incrociare uno sguardo che però non stava cercando me, proiettato forse nel passato o forse dentro la propria anima che sta per render conto di una vita già troppo vissuta.
Neurologia. Un posto dove hanno a che fare con i neuroni e tutti i mezzi che essi hanno per veicolare ordini alle membra, organizzare ricordi, articolare frasi.
O, a un certo punto, non farlo più.
No, non oggi! Ma perché mi ficco in certi impicci?
Mi avvicino alla quarta stanza, la Stroke Unit, dove non è consigliabile a nessuno farsi ospitare. Lì stai messo male, ma a livello di rischio vita, non quisquiglie. Una voce femminile reclama ad alta voce. Può essere “difficile” quella stanza, quindi chiedo se qualcuno può star con me, ma c’è il giro visite, quindi intanto vai, qualcuno verrà. Entro, solita frase di cortesia, tanto figurati se questa mi sente, e invece la signora si zittisce. Lavoro nel dubbio se sentirmi un losco figuro che incute timore o un placido angelo che tranquillizza la paziente.
Passo oltre.
La donna nel letto è una dolce nonnina, capelli grigi non cortissimi , occhi chiari. Alla mia presentazione risponde con un sorriso, ma non dice nulla. Faccio il mio muovendomi con la maggior attenzione possibile, ma son sempre il classico elefante nel negozio di cristalli.
“Medico!”…
“Medico!”…
“Signora, se dice a me, mi dispiace, ma non sono un medico!”
…”Lirfass!”
“?”
“Lirfass, argun. Se nelam”
“Mi scusi, signora, non capisco. Vuole che le chiami qualcuno?”
“Lirfass. Lirfass …..
….. Crist”
Neurologia.
Non è il Centro Salute Mentale. Lì lo sai che ci vanno “i matti”, che non è propriamente così, ma insomma te l’aspetti di stare con uno che ha problemi mentali.
In neuro c’è chi ha problemi neurologici. La mente non è guasta del tutto, ma solo un po’ e solo perché quei neuroni non trovano più le giuste vie.
Ed io ho scelto la via peggiore per riempire quel po’ di tempo che m’avanzava, stamattina.
Non so se un giorno vi dirò anch’io “Lirfass”.
Sappiate che vuol dire “Ho cercato di imparare la vita”
E se devo dirla tutta, anche la parte sottintesa, “Ho provato a farlo amando” ♥️
19 Maggio 2023